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Il Piccolo Principe non ha bisogno di presentazioni!

Quante volte hai letto questo piccolo, ma immenso libriccino?

A noi è capitato di recente di prendere in mano una delle tante copie seminate in giro per casa e non abbiamo potuto fare a meno di immergerci nuovamente tra quelle ricche pagine.

Se ci segui su Facebook avrai notato che stiamo dedicando i martedì del mese di aprile ad alcune brevi riflessioni tratte proprio dalla favola di Antoine de Saint-Exupéry.

Il Piccolo Principe è un testo che nasconde la sua forza universale nel punto di vista di chi la racconta.

Come ha scritto Emanuele Trevi, “di capitolo in capitolo, noi partecipiamo alla metamorfosi di un uomo che sperimenta gradualmente un nuovo livello della conoscenza“. E quest’uomo è proprio l’autore, Antoine de Saint-Exupéry.

Il Piccolo Principe ci aiuta a “riconoscere ciò che è davvero nostro, separandolo da ciò che è estraneo, prendendosene cura”.

Abbiamo pensato di raccogliere i paragrafi che stiamo condividendo su Facebook, anche qui, sul nostro blog, così da poterli rileggere quando più ne abbiamo bisogno.

Ci limitiamo a riportare le parole di un libro surreale, filosofico e magico al tempo stesso: a ognuno di noi la possibilità di riflettere.

Estratto 1: Il Piccolo Principe, cap. IV

Gli adulti amano i numeri.
Quando parlate loro di un nuovo amico, non si informano mai sull’essenziale.

Non vi chiedono “Qual è il tono della sua voce? Quali giochi preferisce? Colleziona farfalle?”.

Invece vi domandano: “Quanti anni ha? Quanti sono i suoi fratelli? Quanto pesa? Quanto guadagna suo padre?”.

Solo così credono di conoscerlo.

Se raccontate agli adulti: “Ho visto una bella casa di mattoni rosa, con dei gerani ai davanzali e le colombe sul tetto…”, loro non saranno in grado di immaginare questa casa.

Bisogna dire: “Ho visto una casa da centomila franchi”.
Allora esclameranno: “Bella!”.

Quindi, se dite agli adulti: “La prova che il piccolo principe è esistito è che era affascinante, che rideva, e che desiderava una pecora. Desiderare una pecora è la prova che si esiste”, scrolleranno le spalle e vi tratteranno come un bambino!

Ma se affermate: “Il pianeta da cui proveniva è l’asteroide B 612”, allora gli adulti ne saranno convinti, e vi lasceranno in pace. Sono fatti così.

Non bisogna avercela con loro.
I bambini devono essere molto indulgenti con gli adulti.

Estratto 2: Il Piccolo Principe, cap. VI

Oh, piccolo principe, così ho capito, poco a poco, la tua piccola vita malinconica.

Per molto tempo non hai avuto altra distrazione che la dolcezza dei tramonti.

Ho appreso questo nuovo particolare la mattina del quarto giorno, quando mi hai detto:

“Mi piacciono tanto i tramonti. Andiamo a vedere un tramonto…”
“Ma bisogna aspettare…”
“Aspettare cosa?”
“Che il sole tramonti.”

All’inizio sembravi molto stupito, e poi hai riso di te stesso. E mi hai detto:
“Penso sempre di essere a casa mia!”

E infatti. Quando è mezzogiorno negli Stati Uniti il sole, come tutti sanno, tramonta sulla Francia. Basterebbe riuscire ad arrivare in Francia nel giro di un minuto per assistere al tramonto.

Sfortunatamente, la Francia è troppo lontana. Invece sul tuo pianeta così piccolo, ti bastava spostare di qualche passo la sedia per ammirare il crepuscolo ogni volta che lo desideravi…

“Un giorno ho visto il sole tramontare quarantaquattro volte!”

E dopo un po’ hai aggiunto:
“Sai… quando si è molto tristi si amano i tramonti…”
“Perciò il giorno delle quarantaquattro volte eri molto triste?”

Ma il piccolo principe non rispose.

Estratto 3: Il Piccolo Principe, cap. X

“Vorrei vedere un tramonto… Per favore, ordina al sole di tramontare…”

“Se ordinassi a un generale di volare da un fiore all’altro come una farfalla, o di scrivere una tragedia, o di tramutarsi in uccello di mare, e se il generale non eseguisse l’ordine ricevuto, di chi sarebbe il torto, mio o suo?”

“Sarebbe vostro”, affermò senza esitare il piccolo principe.

“Esatto. Bisogna esigere da ciascuno ciò che ciascuno può fare“, proseguì il re. “L’autorità si fonda principalmente sulla ragione. Se ordini al tuo popolo di andarsi a gettare nel mare, farà la rivoluzione. Io ho il diritto di esigere obbedienza perché i miei ordini sono ragionevoli.”

“E il mio tramonto allora?”, ripeté il piccolo principe, che non dimenticava mai una domanda, una volta che l’aveva fatta.

“Lo avrai, il tuo tramonto. Lo esigerò. Ma aspetterò, seguendo la mia scienza del governo, che le condizioni siano favorevoli.”

“E quando accadrà?”, si informò il piccolo principe.

“Ehm…”, gli rispose il re, consultando prima di tutto un grande calendario. “Ehm… Sarà verso… verso… Sarà questa sera verso le sette e quaranta! E vedrai come sarò obbedito!”

Estratto 4: Il Piccolo Principe, cap. XII

“Come si fa a possedere le stelle?”

“Di chi sono?”, rispose brontolando l’uomo d’affari.
“Non lo so. Di nessuno.”
“Allora sono mie, perché ci ho pensato per primo.”

“Basta questo?”
“Certo. Quando trovi un diamante che non è di nessuno, è tuo. Quando trovi un’isola che non è di nessuno, è tua. Quando hai un’idea per primo, la fai brevettare: così diventa tua. E io possiedo le stelle perché nessuno prima di me aveva pensato di possederle.”

“Questo è vero”, ammise il piccolo principe. “E che te ne fai?”
“Le amministro. Le conto e le riconto”, disse l’uomo d’affari. “È molto difficile. Ma io sono un uomo serio!”

Il piccolo principe non era ancora soddisfatto.

“Io, se possiedo un foulard, posso mettermelo intorno al collo e portarlo con me. Se possiedo un fiore, posso coglierlo e portarlo con me. Ma tu non puoi cogliere le stelle!”

“No, ma posso metterle in banca.”
“Cosa vuol dire?”

“Vuol dire che annoto su un piccolo foglio il numero delle mie stelle. E poi chiudo a chiave in un cassetto quel foglio.”

“Tutto qui?”
“Basta questo!”

“È divertente”, pensò il piccolo principe. “È piuttosto poetico, ma non molto serio.”

Riguardo alle cose serie, il piccolo principe nutriva delle idee molto diverse da quelle degli adulti.

“Io”, disse ancora, “possiedo un fiore che innaffio tutti i giorni. E anche tre vulcani che pulisco tutte le settimane. Mi occupo anche di quello spento. Non si sa mai. È utile ai miei vulcani, come al mio fiore, che io ne sia il proprietario. Ma tu non sei utile alle stelle…”

L’uomo d’affari aprì la bocca ma non trovò nulla da replicare, e il piccolo principe se ne andò.

“Gli adulti sono davvero molto stravaganti”, concluse semplicemente tra sé e sé durante il viaggio.

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