Quanto è forte l’interazione tra mente e materia? Come possono le nostre intenzioni modificare la realtà? Esistono limiti per colui che desidera diventare protagonista del proprio destino?
Sono queste le domande alla base del libro che ti presentiamo oggi.
Un volume che è quasi un saggio, grazie alle numerose informazioni che contiene. Informazioni presentate in un modo così affascinante che ti sarà impossibile non rimanere catturato dalla lettura.
Lynne McTaggart è una giornalista che affronta sempre con metodo scientifico e con un approccio interdisciplinare i contributi che divulga nei suoi libri.
In La Scienza dell’Intenzione si confronta con fisici, biofisici, ingegneri, neurofisiologi, medici e psicologi, tra cui Fritz Popp, Michael Persinger, Robert Jahn, Dean Radin, Russel Targ, Stanley Krippner e Roger Nelson.
Fernando Pessoa
È incredibile come le energie siano forti e chiare nelle loro manifestazioni.
Reiki o le pratiche dei monaci buddisti o la pranoterapia e tante altre tecniche mostrano quotidianamente risultati oggettivi.
In questo splendido libro, facciamo un viaggio attraverso tante forme di energia e guarigione, tutte meticolosamente esaminate durante esperimenti che tanti scienziati hanno effettuato con i praticanti.
Scopriamo così, per esempio, che dalle mani di un praticante reiki, mentre invia energia indirizzandola verso il paziente, fuoriesce una sorta di fluido misurabile e verificabile, e che si “spegne” quasi del tutto quando il praticante è a riposo.
Affascinante, precisissimo nel riportare le valutazioni dei test effettuati in varie parti del mondo, eppure risulta una lettura piacevolmente sorprendente e affatto stancante.
E, per chi ha preso le iniziazioni reiki, una bella conferma!
La Scienza dell’Intenzione
Leggerne un estratto!
Riportiamo di seguito alcuni passaggi del volume La Scienza dell’Intenzione di Lynne McTaggart.
In un monastero pieno di correnti d’aria sulle alte montagne himalayane, nell’inverno 1985, un gruppo di monaci tibetani sedeva in silenzio, immerso nella meditazione profonda.
Sebbene fossero poco coperti, sembravano non accorgersi della gelida temperatura dell’aria, che si avvicinava agli 0 gradi.
Un monaco, passando in mezzo agli altri, li rivestì uno per uno di lenzuola inzuppate nell’acqua fredda.
Condizioni così estreme avrebbero normalmente provocato uno shock fisico facendo precipitare la temperatura interna; se la temperatura corporea scende anche solo di 12 °F, nel giro di pochi minuti una persona perderà coscienza e ogni segno di vita.
Invece di tremare, i monaci iniziarono a sudare. Vapore si alzò dalle lenzuola bagnate; nel giro di un’ora esse erano completamente asciutte.
L’assistente sostituì allora le lenzuola bagnate con delle altre, inzuppate anch’esse nell’acqua gelida. A questo punto, i corpi dei monaci erano diventati l’equivalente di una fornace: anche quelle lenzuola furono perfettamente asciugate, come lo fu una terza serie.
Un team di scienziati, tra cui Herbert Benson, cardiologo della Medical School di Harvard, assisteva nelle vicinanze, esaminando una schiera di apparecchiature mediche a cui erano collegati i monaci, alla ricerca di qualunque indizio che avesse indicato quale particolare meccanismo fisiologico poteva consentire al corpo di generare questo straordinario livello di calore.
Per anni Benson aveva esplorato gli effetti della meditazione sul cervello e sul resto del corpo. Si era imbarcato in un ambizioso programma di ricerca, recandosi in diversi avamposti remoti del mondo per studiare dei buddisti che avevano dedicato molti anni alla pratica disciplinata.
Nel corso di un viaggio in Himalaya, aveva anche registrato un video dei monaci che, vestiti solo di scialli leggeri, trascorrevano una gelida notte di febbraio all’aperto, su una sporgenza della montagna a 4500 metri d’altezza. Il film di Benson li mostrava dormire profondamente durante la notte, senza vestiti né riparo.
I monaci offrivano agli scienziati anche un’opportunità di indagare se anni di attenzione focalizzata estendessero il cervello al di là dei suoi limiti consueti.
Il cervello di un monaco diventava forse l’equivalente del corpo di un atleta olimpico, sviluppandosi e infine trasformandosi in seguito a un estenuante disciplina e pratica? L’allenamento e l’esperienza modificano la fisiologia del cervello nel corso del tempo? È possibile servirsi della pratica per diventare trasmettitori di intenzione più potenti e più abili?
[….]
Per avere successo, un intento può richiedere altri parametri oltre a un’attenzione addestrata, al farsi da parte e al formulare una richiesta semplice all’universo: tanto l’atteggiamento dei guaritori come quello dei pazienti può avere un gran peso.
Anche la salute generale del praticante costituisce un fattore essenziale per la sua capacità di guarire.
Esperimenti con praticanti Reiki hanno dimostrato quanto questo fosse del tutto vero: l’effetto dell’energia inviata al paziente cambiava notevolmente se il guaritore non era in uno stato di completo benessere.
Il libro non è al momento disponibile su Macrolibrarsi o il Giardino dei libri, ma siamo sicuri lo potrai trovare nella tua biblioteca di riferimento o richiedere alla tua libreria di fiducia.
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Buona lettura!