Il ponte tra le vite è, infatti, una storia che si legge con estrema fluidità e che diventa più intrigante man mano che ci si inoltra tra le pagine.
Friedrich Nietzsche
Clara è la protagonista del libro, una giovane arrabbiata, ferita dalla morte prematura della madre e dall’assenza del padre.
I nonni materni la accolgono in casa e con loro comincia il suo viaggio iniziatico verso la conoscenza di sé e dei propri talenti.
A questo punto la storia prende una piega diversa e sempre più profonda.
L’assenza dei genitori è ben sopperita dalle personalità dei nonni e dalla presenza di due altri anziani del paese.
Conversando con loro e conoscendo le loro storie personali, la protagonista si apre a verità profonde, che le permettono di entrare in contatto con la parte spirituale di sé stessa e della realtà che la circonda, fino a ricordare la missione che la sua anima aveva scelto prima di incarnarsi in questa vita.
Inaspettatamente e con delicata emozione, la accompagniamo fino a un’altra dimensione, quella prima della nascita, e qualcosa nel cuore del lettore sorge e ci si domanda la conferma del valore della propria vita e si ricorda l’amore infinito su cui si basa.
Prologo:
Il Buddha siede composto e sereno nella posizione del loto, sulla scrivania del vecchio.
Gli fanno compagnia un tagliacarte con il manico di legno intarsiato, una scatoletta rettangolare d’incensi, la tazza con i pennelli sottili e una copia della settimana enigmistica.
Il Buddha è il primo a parlare: «La ragazza va aiutata. Deve percorrere la Via, ma da sola non può farcela».
Il vecchio è seduto sulla poltrona accanto al divano. Ha un libro in mano, lo mette giù e guarda il Buddha con occhi perplessi, poi dice:
«Non sono in grado di farlo, sono stanco. Ho appena perso una figlia».
Ma mentre lo dice, sa già di non avere avuto altro compito oltre a questo per tutta la sua vita e che non può sottrarsi.
[…]
Presi a dormire poco nelle notti illuminate dalla luna, perché la nonna mi trascinava nel bosco con lei lungo quello che chiamava il sentiero degli alberi sacri, che percorrevamo in religioso silenzio per non disturbare il sonno delle fate, fino ad arrivare al Grande Salice, sotto il quale sedevamo riparate dalle sue fronde, per cantare canzoni fatte di parole sconosciute, guardando il riflesso delle stelle sul lago.
«La Luna protegge noi donne. Guarda a lei come a una sorella e alla Terra come una madre», diceva nonna con una voce dolce che non le avevo mai sentito.
[…]
«E che succede a questo punto?»
«L’anima prende accordi con la sua guida.»
«Ogni anima ha una guida?»
«Certo. Siamo sempre affiancati da una guida!»
«Anche durante la vita?»
«Sempre. Solo che la vita è chiassosa e la guida non parla, sussurra. Quindi bisogna fare un bel po’ di silenzio, soprattutto qui, per sentirla», disse toccandomi la fronte.
«Vai avanti, cosa concordano l’anima e la guida?», chiesi in preda ad una curiosità che ormai mi divorava.
«Decidono lo scopo della vita successiva, gli obiettivi da raggiungere, studiano il modo migliore per farlo. Quindi vengono scelti luoghi e famiglie nelle quali nascere, le anime che saranno compagne di viaggio e si stabiliscono segnali per riconoscersi, perché una volta nati si dimentica tutto. Ma questo già lo sai poiché sei in cerca del tuo talento.»
«Parlami dei segnali», dissi.
«Non ti è ma capitato di provare una simpatia immediata per qualcuno anche se lo hai appena conosciuto? Oppure di cambiare il solito percorso senza motivo e di scoprire un negozio che vende proprio quello che ti serve? Di avere un problema e trovare la soluzione nelle parole di una canzone che in quel momento danno alla radio o in una pagina di un libro aperto a caso in una libreria? Queste non sono banali coincidenze, ma segnali stabiliti prima di nascere per renderti più chiara la vita da percorrere.»
«E se non vedo i segnali, se li manco?», chiesi agitata.
«Di solito non c’è una sola possibilità. Le anime sono furbe, sai? E di segnali ne stabiliscono parecchi, anche ripetuti nel tempo, anche a distanza di anni. Ma naturalmente tutto dipende da come vanno tante cose, da come si comporteranno le anime compagne, visto che anche loro una volta incarnate dimenticano. Insomma, le varianti sono infinite. Senza contare che ogni scelta fatta genera realtà parallele. Guarda me e tua nonna, per esempio.»
[…]
«Si vede così tanto che non sono felice?»
«Più che altro si sente. Lo sa che l’infelicità ha un odore? Sa di una casa che non viene mai arieggiata. Però si può rimediare, basta aprire le finestre. Dia retta a me, le spalanchi quelle finestre!»
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