Neale Donald Walsch è l’autore che da più di vent’anni associamo alle apparentemente impossibili conversazioni fra Dio e l’uomo.
I suoi saggi raccontano di incontri toccanti e sinceri, venati di un sottile umorismo, di dialoghi che ragionano su domande a cui non abbiamo ancora dato una risposta definitiva.
Oggi ti parliamo del Quarto libro che Walsch ha dedicato alle sue famose conversazioni.
Neale Donald Walsch
Giunti al Libro Quarto delle Conversazioni con Dio, siamo ormai consapevoli del collegamento diretto che l’autore ha con il Divino, tanto da svegliarsi ogni notte alla stessa ora, chiamato a parlare con Lui.
In modo leggero e pratico “da essere umano qualsiasi”, Walsch risponde all’invito divino chiedendo quei chiarimenti che in questo periodo storico sono più che mai necessari e graditi.
Il risveglio della specie, infatti, ci riporta al momento attuale, in cui l’Umanità sta risvegliandosi a sé stessa, realizzando l’inganno e la manipolazione in cui ha vissuto per secoli.
Un testo come questo, semplice e puntuale in forma di domanda e risposta, ci aiuta a scoprire realtà e verità spesso sconosciute alla nostra parte cosciente, ma che sicuramente sono una conferma per la nostra anima.
E allora estendiamo l’invito a te, l’invito da raccogliere per presentarci tutti al nostro Divino interiore e alzare la testa verso i nuovi orizzonti che possiamo costruire consapevolmente!
La Nuova Terra esiste già nel mondo sottile.
Amici stellari ed esseri di Luce ci stanno accompagnando sin dalla nostra nascita: nel testo si chiarisce tutto questo e otteniamo consigli e supporto ai nostri dubbi… mentre molte rassicuranti verità si spalancano ai nostri occhi!
L’umanità non può essere e non sarà mai minacciata a livello di collettività. Esisterà sempre, perché è la sua Volontà Superconscia Collettiva a volerlo. La questione non è se la collettività denominata “umanità” esisterà, ma come esisterà. Quale sarà la qualità dell’esistenza degli esseri umani?
Lo state decidendo adesso – proprio adesso – sul vostro Pianeta. Molto dipenderà dal risveglio della maggioranza di voi. Quelli di voi che si sono identificati fra coloro che hanno accettato il Terzo Invito potranno svolgere e svolgeranno un ruolo importante nel determinare ciò che avverrà sul vostro Pianeta.
[…]
Hai mai alzato gli occhi al cielo stellato sentendo che stavi rivolgendo lo sguardo verso casa?
A dire il vero si. A volte ho provato nostalgia mentre la mia attenzione veniva attratta da una stella in particolare.
Pensi che proveresti qualcosa del genere per un luogo in cui non sei mai stato?
Caspita! Questa conversazione mi sta portando in luoghi inaspettati!
Se non ami gli imprevisti, non dovresti avere una conversazione con Dio.
Hai già avuto modo di leggere questo libro? Ti incuriosisce?
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Troverai sicuramente il libro nelle librerie tradizionali e online sui principali store, come il Giardino dei Libri e Macrolibrarsi.
Già. Se rifletto a ciò che sta accadendo nella mia vita dall’anno scorso, a volte ho la presunzione che tutto questo caos stia succedendo per colpa mia. Fino ad allora, pur non essendomene mai mancate, avevo una vita abbastanza “regolare”, “normale”. Un posto pubblico da infermiere con uno stipendio mensile sicuro, una relazione da circa quattro anni con una persona splendida. Poi proprio a gennaio dell’anno scorso, scopriamo di aspettare un bambino. Lei abita a 150km di distanza. Arriva il covid. I casi cominciano ad aumentare. Sebbene il mio scetticismo sul clamore incalzante che comincia a farsi sempre più pressante sui media, io da infermiere del 118 impegnato in prima linea suggerisco che lei torni per un po’ dai genitori finché le cose non si plachino. Mi ammalo: sintomi come la solita influenza stagionale, un po’ più intensi. Nessun problema respiratorio. Niente tachipirina, mi tengo i fastidiosissimi sintomi ma lascia lavorare il mio sistema immunitario. Digiuno qualche giorno. Dopo circa una settimana va via la febbre, ma per via dei protocolli e di un secondo tampone positivo rimango chiuso in casa per quasi un mese e mezzo. La mia fidanzata ha paura. Ci rivediamo in estate quando la situazione covid sembra scemare. A settembre nasce la bambina. Un miracolo che aspettavo tutta la vita e che non a caso ho aspettato fino ai 50 anni, ahimè forse, nella piena consapevolezza delle responsabilità, della cura necessaria e dei sacrifici che comporta allevare, educare portare avanti fisicamente, coscientemente e moralmente un figlio. Ora avevo una casa (con mutuo), una lavoro stabile e sicuro e, naturalmente, una compagna con cui valeva la pena mettere sú famiglia. Insomma un sereno orizzonte di vita in prospettiva per me che ha sempre rigato dritto nella vita, che raramente ha “osato” o si è preso dei rischi. Un bravo cittadino della repubblica italiana. Mi consideravo fortunato e con qualche sprazzo di vera felicità: tutta la mia vita, pensavo, era stata vissuta in funzione di trovare quella donna. Poi il dramma. Dopo circa 3 settimane dalla dimissione dell’ospedale e appunto un periodo di convalescenza dal cesareo a casa dei suoi, con io che nel frattempo nei riposi dai turni di lavoro vado e vengo a 150km distanza per stare un giorno e mezzo con la bambina e la mamma dai genitori di lei, la famiglia si riunisce a casa mia e finalmente, per 3 settimane faccio veramente il padre. Cullo la bambina, le dó il biberon, la cambio. Posso stare ore a giardare quel miracolo della vita nell’osservarla mentre dorme, estasiato nel cercare di capire cosa le dà la vita, cosa la fa respirare, perché sorride mentre dorme, cos’è che la fa arrabbiare così tanto quando non riesce a raggiungere la tetta della mamma… Sono in estasi, ho tutto ciò che volevo dalla vita.
Ma il destino, si sa, ha il senso del bizzarro e tutto cambia improvvisamente. La mia compagna più o meno in questo periodo (parliamo dell’anno scorso) mi chiede di essere riportata dai genitori che deve cominciare il corso universitario in Infermieristica, così tanto desiderato per anni e dopo ora aver superato il test di ammissione a numero limitato. Il sogno della sua vita dopo quasi una decina di anni di esperienza sulle ambulanze di base e una profonda esperienza nel settore. Non capisco: il corso, causa covid, per il momento si sarebbe svolto online. Mi viene contestato che ha bisogno della madre per badare alla bambina durante le lezioni (online) quando io sarò assente per lavoro. Non protesto più di tanto, si dice del delicato equilibrio psico fisico della madre dopo il parto. Sarà per un po’ poi la famiglia si ricomporrà. Mai più invece. Nei giorni di riposo vado dai suoceri a trovare mamma e bimba ma il dolore straziante di quando vado via lasciandomi indietro mia figlia mi impedisce di ritornarci. Lei non ne vuole sapere di tornare a casa mia. Mi chiede di trasferirmi nella, sua città. Ma io ho qui da pagare casa con mutuo, acquistata dopo tanti sacrifici, un lavoro con tutti i limiti e contraddizioni, ma sicuro. Mi rivolgo ad un avvocato. Arriva l’obbligo vaccinale. L’unico nella mia postazione medica del 118 a non essere vaccinato: lo trovo contraddittorio per chi ha già superato la malattia e ha gli anticorpi naturali, nonché dannoso. Sento l’illuminante spiegazione sull’ ADE del dott Oliviero. Vuoi per l’inefficienza della macchina burocratica statale, vuoi per volontà di non mettere a riposo un infermiere creando disagio o chissà per cos’altro, mi sono trovato a ottobre ancora lavorando. Senza vedere mia figlia da sei mesi in attesa che il tribunale fissasse l’udienza per poter stare con mia figlia fuori da quella casa diventata così ostile per me, che mi toglieva ogni possibilità di spontaneità nelle visite saltuarie. Dopo aver ricorso a due cardiologi per le palpitazioni continue da rientro dalla visita alla bambina di un paio d’ore e 300km percorsi, poi riconducibili a stato emozionale e non a problema organico. Il 15 ottobre smonto dal turno notturno e faccio inviare dall’avvocato una lettera in cui mi autosospendevo dal lavoro ai sensi della dl sull’obbligo del green pass, nonché della circolare del commissario straordinario dell’ ATS Sardegna che lo impone a, per non incorrere nelle sanzioni per dipendente e datore di lavoro. Arriviamo ad ora: senza stipendio dopo 19 anni di infermiere e 17 passati fra ambulanze e sala operativa del 118; la donna della mia vita che mi rende orfano di figlio (così mi sento) e priva la bambina di un padre portandola via a 150km di distanza; mutuo da pagare, mantenimento mensile della bambina, mia madre 86enne di cui prendermi cura, la bambina 12enne di mia sorella di cui devo occuparmi su richiesta dei servizi sociali per “conflitto tra madre e figlia”. Dal punto di vista economico qualche risorsa per andare avanti ce l’ho ancora. E poi? E qui torniamo al vs Risveglio della Specie.
Forse la mia vita stava procedendo troppo “regolare”, forse qualcuno lassù o forse il ns spirito l’aveva programmato, ha dato quello scossone per vedere come avrei reagito. Quella spinta a una vita che così procedendo non mi avrebbe permesso quel salto per avvicinarmi alla “fonte”, alla verità. Io che per realizzarmi ho sempre cercato una compagna di vita come se mi sentissi incompleto da solo. Eppure, figlio di un padre che mi ha avuto in tarda età (aveva 59 anni quando sono nato), fin da piccolo avevo realizzato l’idea che si nasce da soli e si muore da soli. Io che sono sempre stato in attesa di qualcosa. E anche il lavoro: lo sapevo, lo dicevo che non avrei terminato la mia carriera con quel lavoro. Che l’opinione pubblica vede come superspecialistico, ma come tutto non è la divisa ma l’uomo che la indossa a renderla degna. Troppo pressapochismo, troppo poca empatia, troppi protocolli applicati sterilmente e una “scienza” applicata, ormai obsoleta e in funzione del farmaco senza una visione olistica del problema.
Mi ritrovo nel periodo più cupo della mia vita. O forse è sempre così quando ci si trova sul bordo del precipizio o la nostra paura ancestrale del futuro ignoto ci blocca. Ma io so che vivevo una realtà con dogmi in cui ci stavo stretto. Tengo con me spesso l’epicard e credo che ogni cambiamento comporti un trauma, una rottura per slegarsi dal passato. Come il bambino quando nasce
Sono Francesco Oliviero e vorrei commentare lo scritto di Franco, che sta utilizzando la Epicard.
Io credo che ogni crisi sia una possibilità per cambiare qualcosa nella nostra vita, una possibilità di trasformazione ed evoluzione.
Ci sono momenti nei quali è necessario assumersi la piena responsabilità di tutto ciò che accade ed è avvenuto nella nostra esistenza, senza dare la colpa a nessuno che è esterno a noi. In questo modo, possiamo evitare di avere aspettative mentali nei riguardi di persone e di eventi esterni, perché solo noi possiamo creare la nostra realtà. In caso contrario, deleghiamo il nostro potere ad altri, e disperdiamo tante energie.
Consiglio a Franco di divenire un sistema di flusso, cioè di affidarsi alla Vita nel suo scorrere, e di non avere paura del futuro, perché un giorno capirà che tutto ciò che gli è successo aveva un senso, e tutto gli apparirà da altre prospettive, permettendogli di evolvere come persona e come Anima.